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Un Blog di Speranza e Vita

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Non chiamatale "Madri Geriatriche". La maternità dopo i 40 anni —e anche dopo i 50— è un cammino di vita, di amore consapevole e di resilienza. Non un'etichetta.

  • Immagine del redattore: Mater Clinic
    Mater Clinic
  • 20 giu
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 24 lug

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Per decenni, la società ha ripetuto la stessa narrativa: esiste una "età ideale" per diventare madre. Come se le vite, i desideri e i percorsi personali potessero essere incasellati in uno stampo unico e universale.


Così è nato e si è diffuso un termine —"madre geriatrica"— che, sebbene sia emerso in contesti medici con fini puramente tecnici, ha finito per essere carico di connotazioni dispregiative e stigmatizzanti. Un termine che ignora le realtà complesse, coraggiose e profondamente umane di migliaia di donne che, oggi più che mai, diventano madri dopo i 40 anni o addirittura dopo i 50.


Perché la maternità tardiva non è un errore da correggere, né un capriccio che meriti giudizi. È, spesso, il culmine di un percorso lungo e tortuoso, pieno di decisioni difficili, ricerche sincere, processi di adattamento e amore sostenuto contro ogni aspettativa sociale.


Questa è una storia che merita di essere raccontata senza etichette. Con rispetto. Con la complessità che la vita reale richiede.


Un cambiamento silenzioso ma profondo.


Solo un decennio fa, diventare madre dopo i 40 anni sembrava un'eccezione degna di nota. Oggi è una realtà statistica in continua crescita. In Spagna, nel 2024, più del 10% di tutte le nascite sono avvenute con madri di 40 anni o più. In diverse comunità autonome, come la Galizia, le Asturie e la Cantabria, quella percentuale ha superato il 13%. Sono stati registrati anche 43 parti in donne di oltre 50 anni nei primi mesi dell’anno.


Questi numeri non mentono. Non sono nemmeno una coincidenza.


Le ragioni di questa trasformazione sono molteplici e complesse. Non è una "moda" spinta dalle celebrità, né una tendenza superficiale alimentata dai social media. È il riflesso diretto di come sono cambiate le nostre società, le nostre economie, le nostre relazioni e, soprattutto, le nostre vite.


Siamo di fronte a un fenomeno che parla di autonomia femminile, di evoluzione medica, di cambiamenti nelle strutture familiari e di una profonda ridefinizione di ciò che significa "il momento giusto" per diventare madre.


I percorsi che nessuno vede.


Esiste un mito pericoloso che dice che le donne che diventano madri dopo i 40 anni semplicemente "hanno lasciato passare il tempo" per dare priorità alla carriera o per indecisione. La realtà è infinitamente più complessa.


Molte donne non arrivano alla maternità in età avanzata perché l'hanno pianificato fin dall'inizio. Al contrario. Per la maggior parte, il cammino inizia molto prima: a volte nei 30, altre addirittura nei 20. E fin dall'inizio, nulla è semplice.


Ci sono donne che trascorrono anni interi cercando di concepire in modo naturale, mese dopo mese, ciclo dopo ciclo, senza successo. Poi arrivano le prime consulenze specializzate, gli esami, le diagnosi che a volte non offrono risposte chiare. Successivamente arrivano i trattamenti di riproduzione assistita con ovociti propri: FIV, ICSI, numerosi tentativi che non sempre si concludono con una gravidanza.


Quando questi trattamenti falliscono (la possibilità di rimanere incinta con ovociti propri può essere inferiore a seconda di ciascun caso), si presenta una svolta emotiva e pratica: la possibilità di ricorrere alla donazione di ovociti. Una decisione che implica lutti, ridefinizioni profonde della maternità biologica e un processo di accettazione che può richiedere mesi o anni.


Tutto questo percorso è attraversato dalla vita stessa: separazioni di coppia che non resistono alla pressione dell'infertilità, cambiamenti professionali inaspettati, trasferimenti per lavoro, crisi economiche familiari, perdite di persone care, processi di terapia personale. La maternità tardiva, in molti casi, è la conseguenza di un viaggio pieno di ostacoli reali, non di un'attesa passiva o capricciosa.


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Il fattore coppia: una variabile che nessuno controlla.


C'è un altro aspetto che raramente viene menzionato nelle discussioni sulla maternità tardiva: non tutte le donne hanno il privilegio di trovare, nel momento che considerano adeguato, un compagno di vita che condivida genuinamente il loro desiderio di formare una famiglia.


Per molte donne, il motivo principale della maternità tardiva non è stato "lasciar passare il tempo" per ambizione professionale, ma semplicemente non aver ancora trovato la persona giusta con cui costruire un progetto comune. O aver vissuto in relazioni che sembravano solide, ma che sono crollate quando è arrivato il momento di parlare seriamente di figli, o quando il percorso è diventato più difficile del previsto.


In questi casi, la maternità solitaria diventa una scelta valida e profondamente coraggiosa. Ma non tutte le donne si sentono emotivamente, economicamente o logisticamente pronte a percorrere quella strada senza supporto. E' importante —cruciale— che ogni donna sia completamente libera di rispettare i propri tempi, desideri e limiti emotivi.


Non esiste una sola forma corretta per arrivare alla maternità. Non c'è nessuna ragione valida per giudicare chi decide di aspettare di trovare la persona giusta, né per sminuire chi sceglie di andare avanti da sola. Entrambe le scelte richiedono coraggio. Entrambe meritano rispetto.


Nel frattempo, la vita non si ferma.


Durante questi anni di ricerca, attesa e decisioni, la vita di queste donne non si congela. Non rimangono statiche, aspettando che arrivi il momento perfetto.


Molte attraversano trasformazioni profonde e necessarie: interrompono relazioni con partner che non condividevano veramente il loro progetto di maternità, iniziano nuove relazioni più allineate ai loro valori, rafforzano la loro indipendenza economica ed emotiva, ridefiniscono completamente la loro carriera professionale, si trasferiscono in città che offrono opportunità migliori.


Vivono lutti multipli: la perdita di gravidanze, la rottura di relazioni significative, la morte dei genitori che non hanno conosciuto i loro nipoti, la chiusura di cicli professionali. Vivono anche continui ricominciamenti: nuovi lavori, nuove città, nuovi partner, nuovi trattamenti medici, nuove definizioni di cosa significa famiglia.


Ogni passo di questo percorso aggiunge esperienza di vita, maturità emotiva, autoconoscenza e consapevolezza su ciò che conta davvero. Quando finalmente arriva la gravidanza —che sia ottenuta in modo naturale, mediante riproduzione assistita o tramite ovodonazione— quel figlio viene accolto con una forza, una gratitudine e un amore che non rispondono solo all'età cronologica, ma a tutto ciò che è stato vissuto, sofferto, appreso e scelto consapevolmente.


La medicina evolve, i rischi vengono gestiti.


È importante essere onesti: la medicina continua a usare termini come "età materna avanzata o maternità tardiva" per indicare che alcuni rischi ostetrici aumentano statisticamente con il passare degli anni. Non è allarmismo o un uso dispregiativo: è una realtà medica che deve essere conosciuta e gestita professionalmente, e della quale è importante che anche chi si avvicina a questo percorso ne sia consapevole.


Perché, nonostante tutto, è vero che la fertilità naturale cala con l'età. A 40 anni, la probabilità mensile di rimanere incinta naturalmente è appena del 5%. Le gravidanze dopo i 40 o 50 anni richiedono un monitoraggio medico più attento e frequente. Ci sono rischi aumentati di complicazioni come diabete gestazionale, ipertensione o parto prematuro.


Ma è anche vero che la scienza medica ha fatto progressi straordinari. Oggi, con tecniche come l'ovodonazione, i tassi di successo per ciclo superano il 50%, cifre impensabili solo due decenni fa. I controlli prenatali sono più precisi e frequenti, permettendo di rilevare e gestire i rischi con molta maggiore efficacia rispetto al passato.


I professionisti specializzati in medicina riproduttiva e ostetricia sono perfettamente preparati per accompagnare queste gravidanze. Ciò che prima sembrava medicalmente irraggiungibile o pericoloso, oggi è possibile e sufficientemente sicuro con l'accompagnamento professionale adeguato e le cure necessarie.


La chiave sta nelle informazioni veritiere, nel monitoraggio professionale rigoroso e nelle decisioni consapevoli e informate. Non nella paura né nella stigmatizzazione sociale.


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Oltre il linguaggio medico: parole che feriscono.


Ciò che non dovrebbe assolutamente esistere è un linguaggio che racchiude queste maternità in categorie cariche di pregiudizio e disprezzo sociale. Perché "madre geriatrica" è un termine che evoca inevitabilmente decadenza, fragilità, declino. Come se la maternità dopo una certa età fosse intrinsecamente un errore, una irresponsabilità o una tragedia annunciata. Come se l’età di una donna tra i 40 e i 50 anni fosse incoerente con il ruolo di madre, generando analogie poco fortunate come quelle delle "madri nonne".


Nulla è più lontano dalla realtà quotidiana che vivono queste donne, e dalla società contemporanea, che ha saputo accogliere con entusiasmo i nuovi concetti di età in relazione al matrimonio, al diritto di divertirsi, al vestiario, al ricominciare da zero professionalmente o anche con gli studi, ma che nonostante tutto questo continua a mantenere vecchi stereotipi sulla maternità.


Le donne che intraprendono il cammino della maternità dopo i 40 anni non sono solo ancora giovani da tutti i punti di vista sociali, ma sono, nella loro grande maggioranza, persone attive, informate, emotivamente preparate, con reti di supporto solide e con una convinzione profonda su ciò che stanno scegliendo. Sono donne che hanno sostenuto un desiderio lungo anni complicati, nonostante ostacoli medici, economici, sociali ed emotivi significativi.


Hanno navigato nel sistema sanitario, preso decisioni mediche complesse, gestito le proprie finanze per coprire trattamenti costosi, costruito reti di supporto emotivo, ridefinito le proprie aspettative e mantenuto viva la speranza quando tutto sembrava perduto.


Queste storie non sono eccezionali né aneddotiche: sono parte della realtà demografica del nostro paese e di molti altri che oggi affrontano la peggior crisi demografica da molto tempo. Non stiamo parlando di pochi casi isolati che meritano curiosità antropologica. Nel 2024, più di 33.000 bambini sono nati in Spagna da madri di più di 40 anni. Sono 33.000 storie reali, 33.000 famiglie che si sono formate "tardi" secondo gli standard tradizionali, ma esattamente nel momento giusto secondo le loro vite.


E questi numeri crescono anno dopo anno, in Spagna, Italia, Francia e in tutto il mondo. Non è un’anomalia: è una nuova normalità che richiede rispetto, non stigma.


Maternità diverse, ugualmente preziose.


Queste maternità tardive non sono né migliori né peggiori di quelle di donne nei loro 20 o 30 anni. Sono diverse. Hanno caratteristiche proprie che meritano di essere riconosciute senza gerarchie né paragoni odiosi.


Sono maternità che hanno attraversato dubbi esistenziali profondi, paure reali, perdite significative. Maternità che non arrivano "per caso" o per inerzia sociale, ma come frutto di decisioni consapevoli, difficili, meditate per anni. Maternità che hanno richiesto un investimento emotivo, fisico ed economico straordinario.


Sono anche maternità che arrivano con una maturità emotiva specifica, con risorse economiche generalmente più stabili, con una rete di supporto familiare e professionale più solida, con una prospettiva sulla vita che solo gli anni vissuti intensamente possono dare.


Non tutte le donne scelgono di diventare madri da sole, ed è perfettamente giusto. Non tutte trovano un partner che le accompagni in questo desiderio, e non è una responsabilità individuale.


Non tutte vogliono o possono —emotivamente o economicamente— ricorrere a tecniche come l'ovodonazione, ed è altrettanto rispettabile, nemmeno tutte infine decidono di puntare sulla maternità ed è valido anche questo.


In tutta questa diversità di percorsi e decisioni, ciò che conta davvero è il rispetto assoluto: che ogni donna possa ascoltare il proprio desiderio autentico, valutare le proprie circostanze reali e trovare il percorso che più risuoni con la propria vita, i propri valori e le proprie possibilità.


Verso un cambiamento di visione.


Ciò di cui la nostra società ha urgentemente bisogno è un cambiamento radicale di visione. Un linguaggio che non stigmatizzi le donne per le loro decisioni riproduttive. Un ambiente sociale e familiare che non giudichi i tempi individuali. Una comunità che comprenda che i percorsi verso la maternità sono molteplici, tutti legittimi e tutti ugualmente preziosi.


Dobbiamo eliminare per sempre l’idea che esista un’età "giusta" per diventare madri, è importante non stigmatizzare né le donne di 20 anni per essere troppo "presto", né quelle di 50 per essere troppo "tardi", come se tutto ciò che si discosta da una norma arbitraria meriti essere messo in discussione o suscitare pietà. Dobbiamo capire che le decisioni riproduttive sono profondamente personali e influenzate da fattori che sfuggono completamente al controllo individuale: l'economia, il mercato del lavoro, le opportunità di trovare un partner, la salute riproduttiva, le circostanze familiari.


Abbiamo anche bisogno di professionisti della salute che sappiano comunicare i veri rischi medici senza cadere nell’allarmismo né nei giudizi morali. Media che raccontino queste storie con la complessità che meritano, senza ridurle a stereotipi o casi estremi. Famiglie che sostengano senza pressare, che accompagnino senza giudicare.


E soprattutto, abbiamo bisogno di una cultura che capisca che essere madre è una decisione intima, consapevole e un atto di dedizione deliberata al progetto di accompagnare la crescita di un altro essere umano, che senza di essa, non potrebbe nemmeno esistere.


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In sintesi: storie reali che meritano rispetto.


Ogni storia di maternità è unica, irripetibile e profondamente umana ed è sempre un atto di amore incredibile e meraviglioso. Se ti riconosci in questo percorso, in una delle sue varianti: non sei sola. Esistono professionisti specializzati, risorse mediche all'avanguardia e comunità di supporto che ti accompagneranno con sensibilità, conoscenza e senza alcun giudizio.


La tua storia è importante. La tua maternità anche. Il tuo tempo è quello giusto per te.


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